Sandro

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sabato 27 agosto 2011

Le parole di Marco La Posta

In morte di Alessandro Baroni



Ho conosciuto Alessandro (Sandro) più di vent'anni fa e contrariamente a quello che si può pensare, vista la comune esperienza politica, il primo incontro è stato su un campo da basket. Era alto, forte e deciso, con lui in campo la nostra squadra avanzava, con lui in panchina la nostra squadra faticava. Forse può sembrare sconveniente da dire in questo momento in cui il pensiero prevalente va alla bontà del suo cuore (organo maledetto e traditore!) ma in campo, per gli avversari, era cattivo, duro, intimidente (intendo agonisticamente, come solo chi ha fatto sport può capire). Però non fregava; giocava duro, senza risparmiarsi, ma dentro le regole e rispettando gli avversari. E mi faceva sempre ridere quando, nei commenti all'onnipresente gioco del calcio, prendeva in giro i giocatori per le loro ridicole simulazioni, sottolineando in modo scherzoso ma amaro, la coincidenza tra il gioco preferito dagli italiani e l'italica propensione al vittimismo paraculo. Fu lui, in quel tempo, a dirmi di venire nell'allora sezione del PCI. Era la fine degli anni '80 e da li a poco, la fine del PCI. E nella politica lo trovai alto, forte e deciso, ancora più intelligente che su un campo da basket. Di parte, sicuramente partigiano delle sue idee, fermo nelle convinzioni ma senza dogmi, duro con gli avversari (sia esterni sia interni) perché così, a quel tempo, si doveva essere, ma sempre dentro le regole. Poi la storia si fa pubblica, la prima amministrazione Sala, con Sandro assessore all'urbanistica ed il sogno subito realizzato (con il mai troppo compianto Aldo Starnoni) di dare a Bracciano un impianto sportivo degno della nostra cittadina. E poi avanti, sempre protagonista della politica e dell'amministrazione di Bracciano negli ultimi vent'anni, tra momenti belli e meno belli, ma sempre come protagonista, mai comprimario. Oramai ci incontravamo poco ma quando accadeva sentivo che dietro al tuo "Come stai? Come sta Lorenzo ?" c'era sempre vera umanità, una reale solidarietà umana, quella di cui tu eri capace, e che mi hai dimostrato quando ho attraversato alcuni momenti difficili e di cui ti sarò sempre nel mio intimo grato. Ora non ci sei più, amico mio, e a me piace immaginarti in cielo a giocare a basket assieme ai migliori. Ti ricorderò sempre alto, forte e deciso. E forte e gentile, come l'Abruzzo in cui affondavano le tue radici. Marco La Posta

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